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Riforma del lavoro a rotoli

Da Giusva

La riforma del mercato del lavoro è la nuova battaglia che l’esecutivo si appresta a combattere sul fronte parlamentare, l’arma che più piace è quella della fiducia, anche se stavolta sembra essere spuntata, perché il decreto , così com’è non piace a nessuno e il rischio che il governo venga battuto è davvero reale. In Parlamento a capo del fronte del no c’è Renato Brunetta che, come un novello Napoleone, affinità fisiche a parte, quanto a statura, sembra davvero intenzionato a dire no al provvedimento. Il suo fronte, a dire il vero, è molto ampio e travalica di sicuro i confini parlamentari. Il decreto non piace ai sindacati, non piace a Confindustria, che per bocca del neo presidente Giorgio Squinzi, viene definito una boiata. Ed effettivamente, stando a quanto dicono gli esperti, questa riforma crea  burocrazia, aumenta i costi, non creerà posti di lavoro,  ma altri disoccupati. Nemmeno i partiti la voterebbero così com’è, il Pd lo definisce “pericoloso”, il Pdl “troppo rigido”. A questo punto anche a voi sarà balenata la stessa domanda che il sottoscritto si è posta: perché non rispedire al mittente il testo con le opportune modifiche? e soprattutto perché mettere la fiducia e mortificare l’operato del Parlamento che avrebbe tutti i mezzi per apportare succitate migliorie? Presto detto! Non si può perché ancora una volta c’è di mezzo l’Euorpa, e Monti, in ottemperanza al più viscido servilismo, non può presentarsi a mani vuote al Consiglio europeo che si terrà il prossimo 28 di giugno. Deve necessariamente avere un testo approvato nelle sue mani, anche se, come in effetti è, il teso sembra avere le sembianze di un rotolo, e non mi riferisco segnatamente ai papiri di Qumran. Come fare? Come srotolare il rotolo? La solita soluzione in stile italiota si intravede all’orizzonte. Ad individuarla è stato Giuliano Cazzola, relatore in commissione Lavoro della Camera per il Pdl. L’ex vicesegretario della Cgil propone di approvare il provvedimento così com’è,  ma di negoziare con il governo una serie di modifiche “da collocare nel decreto Sviluppo”. Meraviglie della politica: la cosa piace! Ma a questo punto sperano davvero che ai piani alti, quelli sopra le Alpi, nessuno se ne accorga? Pare difficile che ciò accada e ci si chiede se la figuraccia che si rimedierebbe non sia peggiore di presentarsi a mani vuote il 28. Il problema è alla base bisognerebbe davvero sperare che le sue truppe in Parlamento trovino il coraggio di sbaragliare il nemico sul “fronte del no” alla fiducia.(nella foto: la riforma del mercato del lavoro allo studio)


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